

rinnovo contratto PUBBLICO IMPIEGO
Con il prossimo rinnovo contrattuale, lavoratori pubblici impoveriti e ingannati
Il prossimo rinnovo contrattuale degli impiegati pubblici sancirà la definitiva irrilevanza del loro potere contrattuale.
di Augusto GhinelliIl prossimo rinnovo contrattuale degli impiegati pubblici sancirà la
definitiva irrilevanza del loro potere contrattuale. Le risorse
economiche poste sul tavolo contrattuale dal Governo, dopo quasi nove
anni di vacanza contrattuale, risultano non solo insufficienti, ma
sottolineano fortemente che i lavoratori dell'Amministrazione Pubblica
vengono considerati una spesa e non una risorsa, come invece dovrebbe
essere.
Spostare le pochissime risorse economiche verso la contrattazione di
secondo livello consegna alla dirigenza e alle parti sociali firmatarie
una discrezionalità economica che andrà a premiare i soliti noti,
lasciando l'amaro in bocca alla maggioranza dei lavoratori. Dare meno
peso al Contratto Nazionale di Lavoro significa depauperare l'intera
categoria dei diritti conquistati negli anni. Oramai, la Pubblica
Amministrazione non rincorre più l'efficienza e l'efficacia, tante volte
sbandierate come imprescindibili mete, ma si è convertita a mere
logiche di risparmio, senza però abbattere i veri sprechi e senza tener
conto che lo Stato è garante del Sociale e di tutto ciò che concerne.
Quindi, ci troviamo di fronte ad un paradosso.
Solo per fare alcuni esempi, molte famiglie fanno sacrifici economici
per mandare i figli alla scuola privata invece che alla pubblica, oppure
molti cittadini non si curano più a causa dei disservizi o perché la
sanità privata ha costi esorbitanti, anche se aiutata con fondi
pubblici, e i ticket sanitari, a loro volta, sono arrivati a costi
assurdi, senza tener conto dei tempi biblici per le prenotazioni di
visite ed esami.
Analizzando quanto è accaduto in questi ultimi anni nella Pubblica
Amministrazione, si nota che la maggior parte dei servizi di basso
profilo e quelli altamente tecnologici sono stati esternalizzati ad
imprese private, dalle pulizie alla gestione informatica, comprimendo e
alienando tutto l'organico, formato da tanti onesti lavoratori
che,oltretutto, diventano capro espiatorio per quella minoranza
assenteista che fa notizia.
Firmare i rinnovi contrattuali oggi significa riconoscere tutto questo e
consegnare volutamente quasi la metà dei lavoratori pubblici alla
povertà relativa per i prossimi tre anni. La Pubblica Amministrazione
italiana aveva sicuramente bisogno di una riforma, questo nessuno lo può
negare, ma una seria riforma prevede il contributo delle due parti,
datore di lavoro (Stato) e parti sociali (Sindacati), che di concerto
devono trovare le soluzioni migliori, sia economiche che legislative,
per arrivare ad una trasformazione moderna e al passo con i tempi.
Invece, l'ultima riforma del ministro Madia è stata portata avanti quasi
in perfetta solitudine, mettendo i sindacati all'angolo e continuando a
colpi di decreti legge a produrre, a tempi record, penalizzazioni
normative verso tutti, anche verso quelli che sono stati sempre ligi al
dovere. Il risultato di tutto questo è una riforma basata su norme
disciplinari più severe e la riduzione dei comparti di contrattazione da
dodici a quattro, innalzando così la percentuale per la
rappresentatività sindacale e sminuendo il pluralismo sindacale a
conferma della scarsa democrazia che guida questa riforma e un rinnovo
contrattuale vergognoso. Dopo ben quasi nove anni di attesa, nelle
tasche di lavoratori pubblici con profili professionali intermedi
arriveranno circa cinquantasei euro netti: chi crede che questa sia una
vittoriosa conquista, mente, sapendo di mentire.